“La Bibbia e i Dischi Volanti”. Breve analisi critica

Introduzione: la tesi di Barry Downing nel contesto della pseudoarcheologia

Nel 1968, un anno che vide la pubblicazione di opere seminali nel genere della pseudoarcheologia come Gli extraterrestri torneranno di Erich von Däniken, il reverendo presbiteriano Barry H. Downing diede alle stampe il suo libro La Bibbia e i dischi volanti (The Bible and the Flying Saucers). In quest’opera, Downing avanza una tesi tanto audace quanto controversa: i fenomeni soprannaturali, i miracoli e le figure celesti descritte nella Bibbia non sarebbero manifestazioni di un’entità divina trascendente, ma piuttosto resoconti storici di incontri con esseri extraterrestri e la loro tecnologia avanzata. Secondo Downing, eventi cardine della narrazione biblica come la colonna di nube e di fuoco che guidò gli Israeliti, la divisione del Mar Rosso, la visione del profeta Ezechiele, la risurrezione di Gesù e la conversione dell’apostolo Paolo sulla via di Damasco, sarebbero tutti riconducibili all’intervento di veicoli spaziali non identificati (UFO) e dei loro occupanti, che egli equipara agli “angeli” biblici.

Il lavoro di Downing si inserisce a pieno titolo nel filone della “teoria degli antichi astronauti”, un insieme di credenze pseudoscientifiche che postula l’influenza di intelligenze extraterrestri sullo sviluppo della civiltà umana. Come von Däniken, che reinterpreta monumenti archeologici e testi antichi di varie culture come prove di un paleocontatto, Downing applica una lente ermeneutica simile, ma la focalizza quasi esclusivamente sui testi sacri giudeo-cristiani. Questa scelta posiziona immediatamente la sua opera all’interno di un campo ampiamente rigettato dalla comunità scientifica e accademica internazionale, che lo classifica come pseudoarcheologia e pseudostoria.

È fondamentale chiarire l’obiettivo di breve contributo. L’analisi che segue non intende entrare nel merito del dibattito teologico sulla natura della fede o sull’ispirazione divina della Scrittura. Lo scopo è, invece, esaminare le affermazioni di Barry Downing attraverso i criteri rigorosi del metodo scientifico, della filosofia della scienza e dell’analisi accademica. Si intende dimostrare perché la sua ipotesi, pur potendo apparire affascinante a un lettore non specializzato, è priva di qualsiasi valore scientifico. La critica si articolerà su tre livelli: l’inconsistenza con i principi epistemologici della scienza, i difetti metodologici intrinseci al suo approccio interpretativo e il confronto con le spiegazioni più parsimoniose e contestualmente fondate offerte dalla ricerca biblica e storica.

Un elemento di particolare interesse, che rende l’analisi del lavoro di Downing un caso di studio significativo è la discrepanza tra le sue credenziali accademiche e la metodologia impiegata nel libro. Downing non è un autore sprovvisto di formazione; ha conseguito una laurea in fisica, un Bachelor of Divinity presso il prestigioso Princeton Theological Seminary e un dottorato di ricerca (Ph.D.) presso l’Università di Edimburgo, con una tesi sulla relazione tra scienza e religione nel pensiero di Isaac Newton. Una tale preparazione suggerirebbe una profonda comprensione sia dei principi scientifici sia delle complessità dell’esegesi teologica. Tuttavia, come questo contributo dimostrerà, il suo metodo in La Bibbia e i dischi volanti viola sistematicamente i canoni fondamentali di entrambi i campi. Questo solleva una questione più profonda: come può un individuo con una tale formazione produrre un’opera che è, nella sua essenza, antiscientifica? La risposta sembra risiedere in un tentativo di sincretismo, forse un’apologetica moderna che cerca di “salvare” i miracoli biblici dalla critica razionalista, non negandoli, ma sostituendo una causa (un Dio trascendente) con un’altra causa (alieni tecnologicamente avanzati).

Inoltre, è impossibile comprendere appieno l’impatto del libro di Downing senza considerarlo un sintomo culturale del suo tempo. Pubblicato nel culmine della Corsa allo Spazio, in un’epoca permeata dall’ottimismo tecnologico e da un’immensa fascinazione per la fantascienza, il libro rispondeva a un bisogno diffuso. In un mondo che, secondo la celebre analisi di Max Weber, era stato “disincantato” dalla scienza e dalla razionalità, la teoria degli antichi astronauti offriva una nuova forma di incanto, una narrazione che appariva scientifica (“astronavi”, “tecnologia”) ma che al contempo restituiva un senso di mistero e meraviglia al cosmo. Forniva spiegazioni semplici per misteri complessi e un senso di connessione con un universo più vasto e popolato, rispondendo a un bisogno psicologico e sociale che spiega la sua duratura popolarità, nonostante la totale assenza di validità scientifica.

1) I confini della scienza: metodologia, Rasoio di Occam e onere della prova

Per valutare rigorosamente la scientificità di una qualsiasi ipotesi, è indispensabile stabilire i criteri metodologici che distinguono la scienza dalla pseudoscienza. Questi principi, sviluppati nel corso di secoli di pratica filosofica e scientifica, forniscono gli strumenti per analizzare la validità di affermazioni sulla realtà. La tesi di Barry Downing, se esaminata alla luce di questi criteri, si rivela fondamentalmente incompatibile con l’impresa scientifica.

1.1 Il criterio di demarcazione di Popper: la falsificabilità

Uno dei pilastri della filosofia della scienza del XX secolo è il criterio di demarcazione proposto da Karl Popper. Secondo Popper, una teoria può essere considerata scientifica solo se è falsificabile, ovvero se è possibile, almeno in linea di principio, concepire un’osservazione o un esperimento che possa contraddirla e dimostrarla falsa. Teorie che sono così vaghe o flessibili da poter spiegare qualsiasi risultato immaginabile, o che si proteggono da ogni possibile confutazione attraverso ipotesi ad hoc, non appartengono al dominio della scienza. Ad esempio, l’affermazione “tutti i cigni sono bianchi” è scientifica perché può essere falsificata dalla semplice osservazione di un cigno nero. Al contrario, un’affermazione come “domani pioverà o non pioverà” è vera per definizione ma scientificamente inutile, perché non può essere falsificata. La falsificabilità non implica che una teoria sia falsa, ma che essa faccia previsioni “rischiose” sul mondo, che possono essere messe alla prova.

1.2 Il principio di parsimonia (Rasoio di Occam)

Attribuito nella sua formulazione più nota al frate francescano e filosofo del XIV secolo Guglielmo di Ockham, il principio noto come Rasoio di Occam è una guida euristica fondamentale nello sviluppo di teorie scientifiche. La sua formulazione classica recita: pluralitas non est ponenda sine necessitate, ovvero “la pluralità non deve essere postulata senza necessità”. In termini moderni, questo significa che, di fronte a due o più ipotesi concorrenti che hanno lo stesso potere esplicativo, si dovrebbe preferire quella che postula il minor numero di nuovi enti, assunzioni o cause. È importante notare che il Rasoio di Occam non è una legge infallibile della natura né un arbitro assoluto della verità; la storia della scienza mostra casi in cui teorie inizialmente più complesse si sono rivelate corrette. Tuttavia, esso rimane uno strumento metodologico fondamentale per due ragioni principali.

In primo luogo, il principio di parsimonia è strettamente legato alla falsificabilità. Una teoria che introduce un gran numero di nuove enti (come alieni, le loro astronavi, le loro motivazioni sconosciute, la loro tecnologia inosservabile) crea un numero esponenzialmente maggiore di punti che dovrebbero essere testabili e potenzialmente falsificabili. Se una civiltà extraterrestre ha interagito per millenni con l’umanità, come suggerisce la tesi di Downing, ci si aspetterebbe di trovare prove fisiche concrete e inequivocabili: artefatti non terrestri, residui chimici anomali, registrazioni genetiche, ecc.. Le teorie pseudoscientifiche, tuttavia, utilizzano questa complessità non per aumentare la testabilità, ma per eluderla. Ogni assenza di prova viene giustificata con ulteriori ipotesi ad hoc (“gli alieni hanno cancellato le loro tracce”, “la tecnologia era biodegradabile”, “non siamo ancora pronti per la verità”), rendendo la teoria un “bersaglio mobile” metodologico. Pertanto, il Rasoio di Occam non serve solo a scegliere la teoria “più semplice” in senso estetico, ma a identificare la teoria più testabile e quindi più scientifica.

1.3 Anatomia della pseudoscienza

La pseudoscienza si distingue dalla scienza non tanto per l’oggetto di studio, quanto per il metodo. Essa spesso mima il linguaggio e l’apparenza della scienza, ma ne ignora completamente i processi fondamentali. Le sue caratteristiche distintive includono:

  • Inversione del processo scientifico: Invece di partire dai dati per formulare un’ipotesi, la pseudoscienza parte da una conclusione predeterminata (es. “gli alieni hanno visitato la Terra”) e poi cerca selettivamente dati che possano essere reinterpretati per confermarla. Questo è un classico esempio di bias di conferma.
  • Mancanza di progresso: Le teorie scientifiche si evolvono e cambiano alla luce di nuove prove. Le teorie pseudoscientifiche tendono a rimanere statiche per decenni, ignorando le scoperte che le contraddicono.
  • Appello all’ignoranza: Come si vedrà, un pilastro della pseudoscienza è l’argomento secondo cui ciò che non è spiegato dalla scienza convenzionale deve essere la prova della propria teoria alternativa.
  • Ostilità alla revisione paritaria: L’impresa scientifica si basa su un processo di critica e revisione tra pari (peer review). I sostenitori della pseudoscienza spesso evitano questo processo, pubblicando direttamente per il grande pubblico e descrivendo la comunità accademica come un’élite dogmatica e cospiratrice che sopprime la verità.
  • Uso di prove aneddotiche: Testimonianze personali, interpretazioni soggettive di testi antichi e leggende vengono presentate come prove solide, ignorando la necessità di dati fisici, ripetibili e verificabili.

1.4 L’Onere della prova

Un principio basilare del pensiero critico e del metodo scientifico è che l’onere della prova (onus probandi) ricade su chi avanza un’affermazione, non su chi la mette in discussione. Se un’ipotesi contraddice decenni o secoli di conoscenze consolidate in campi come la fisica, la biologia, la storia e l’archeologia, essa è considerata un’affermazione straordinaria. Come ha notoriamente affermato l’astronomo Carl Sagan, “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”. Non spetta alla comunità scientifica il compito di smentire ogni possibile speculazione, per quanto fantasiosa. Spetta invece al proponente dell’ipotesi fornire prove positive, tangibili, verificabili e sufficientemente robuste da giustificare una revisione radicale dei paradigmi esistenti. La metodologia di Downing, come quella di tutto il genere degli antichi astronauti, inverte sistematicamente questo onere, chiedendo agli scettici di “provare che non erano alieni”, una mossa logicamente fallace e scientificamente inaccettabile.

2) Decostruzione metodologica dell’approccio di Downing

L’analisi della metodologia impiegata da Barry Downing in La Bibbia e i dischi volanti rivela una serie di difetti strutturali che minano alla base la sua pretesa di scientificità. Il suo approccio non rappresenta una forma alternativa di indagine, ma una sistematica violazione dei principi di logica, ermeneutica e filosofia della scienza. La sua intera costruzione argomentativa poggia su fondamenta fallaci.

2.1 L’errore fondamentale: l’Argumentum ad Ignorantiam

Il pilastro su cui si regge l’intera tesi di Downing è la fallacia logica nota come argumentum ad ignorantiam, o argomento dall’ignoranza. Questa fallacia si verifica quando si afferma che una proposizione è vera semplicemente perché non è stato dimostrato che sia falsa, o viceversa. La logica di Downing segue costantemente questo schema: “Poiché la scienza moderna o la teologia tradizionale non forniscono una spiegazione, a mio avviso soddisfacente, di come il Mar Rosso si sia potuto dividere, di come Elia sia asceso al cielo o di come Gesù sia risorto dai morti, allora la mia ipotesi di un intervento extraterrestre deve essere considerata una valida alternativa”.

Questo modo di ragionare è intrinsecamente antiscientifico. L’assenza di una spiegazione definitiva per un dato fenomeno non costituisce una prova a favore di una qualsiasi ipotesi alternativa, tanto meno di una così straordinaria come quella del paleocontatto. Un’indagine scientifica onesta, di fronte a un “mistero”, ammette i limiti della conoscenza attuale e prosegue la ricerca di spiegazioni testabili. Downing, al contrario, utilizza le lacune nella conoscenza (reali o percepite) come uno spazio vuoto da riempire con la sua teoria preconcetta. Questo equivale a dire: “Non sappiamo cosa sia, quindi deve essere un UFO”. Si tratta di un salto logico ingiustificato che sposta l’onere della prova e scambia la mancanza di prove per la prova di una mancanza.

2.2 Eisegesi anacronistica: leggere il presente nel passato

Il metodo interpretativo di Downing è un caso da manuale di eisegesi, un termine ermeneutico che descrive l’atto di imporre al testo un significato esterno, in contrapposizione all’esegesi, che mira a estrarre il significato dal testo analizzandolo nel suo contesto originale. Downing proietta sistematicamente concetti, categorie e tecnologie del XX secolo su testi scritti migliaia di anni fa, in un contesto culturale, linguistico e cosmologico radicalmente diverso.

Quando legge della “colonna di fuoco” nell’Esodo, non si interroga sul significato simbolico del fuoco e della nube nella teologia dell’Antico Vicino Oriente, ma vi vede un’astronave cilindrica simile ai moderni avvistamenti di UFO a forma di “Tic Tac”. Quando analizza la visione di Ezechiele, ignora la ricca iconografia mesopotamica dei cherubini e dei troni divini per descrivere una navicella con ruote e motori. Arriva persino a suggerire che la capacità di Gesù di apparire in stanze chiuse dopo la risurrezione possa essere spiegata attraverso la Teoria della Relatività di Einstein e i viaggi interdimensionali. Questo approccio è profondamente anacronistico. Presuppone che gli autori biblici stessero tentando di descrivere, con un linguaggio “primitivo”, fenomeni tecnologici moderni, piuttosto che comunicare verità teologiche attraverso le metafore e i simboli della loro epoca.

Un recensore del libro ha acutamente osservato che, sebbene Downing si soffermi meticolosamente su sottigliezze lessicali e traduzioni alternative quando queste sembrano supportare la sua tesi, egli ignora completamente il problema molto più vasto e complesso della trasmissione e traduzione dei testi biblici attraverso i millenni. Questo non è un semplice errore, ma una forma di disonestà intellettuale selettiva. Downing applica uno scetticismo iper-letterale alle interpretazioni teologiche tradizionali, ma una credulità acritica e priva di fondamento alla propria ipotesi UFO. Questo approccio “a due pesi e due misure” è un segno distintivo del pensiero pseudoscientifico, che non persegue una verità coerente ma cerca la giustificazione di una credenza preesistente.

2.3 La violazione del Rasoio di Occam

Applicando il principio di parsimonia, la tesi di Downing si rivela straordinariamente dispendiosa dal punto di vista ontologico. Per spiegare un evento biblico “misterioso”, l’interpretazione teologica tradizionale postula un’unica entità: un Dio onnipotente. Sebbene questa entità sia essa stessa oggetto di dibattito filosofico, all’interno del sistema di credenze biblico essa fornisce una spiegazione coerente. Così come è coerente ed economica la spiegazione che vuole tale narrazioni come eminentemente teologiche, quindi non riflettenti eventi storici nella loro esattezza fattuale.

L’ipotesi di Downing, al contrario, richiede una cascata di assunzioni non provate e non necessarie. Per spiegare, ad esempio, la divisione del Mar Rosso, non basta postulare l’esistenza di vita extraterrestre intelligente. Bisogna anche assumere:

  1. Che questi alieni possedessero una tecnologia in grado di viaggiare per distanze interstellari.
  2. Che abbiano visitato la Terra nell’antichità.
  3. Che avessero la capacità tecnologica di manipolare enormi masse d’acqua.
  4. Che avessero la motivazione per intervenire a favore di uno specifico gruppo di nomadi del deserto contro l’esercito egiziano.
  5. Che abbiano compiuto questo e altri interventi per secoli.
  6. Che, nonostante questa massiccia e prolungata interazione, non abbiano lasciato alcuna prova fisica, archeologica o biologica inequivocabile della loro presenza.

Questa è una moltiplicazione massiccia di enti e postulati, ciascuno dei quali è una speculazione non verificabile. Il Rasoio di Occam suggerisce di “tagliare via” queste complesse costruzioni e di preferire le spiegazioni più semplici e dirette, siano esse teologiche (all’interno di un quadro di fede), naturalistiche (spiegazioni meteorologiche o geologiche per la divisione del mare) o, più semplicemente, mitiche.

2.4 Un’ipotesi blindata e inconfutabile

Infine, la tesi di Downing è strutturata in modo da essere immune alla falsificazione, una caratteristica chiave della pseudoscienza. Qualsiasi elemento del testo che non si adatti alla sua teoria può essere comodamente etichettato come “aggiunta successiva”, “corruzione del testo” o “interpretazione simbolica” da parte degli autori biblici. Al contrario, qualsiasi descrizione vaga o ambigua di “luci nel cielo”, “esseri alati” o “voci dall’alto” viene immediatamente sequestrata come prova inconfutabile.

L’assenza di prove fisiche, che dovrebbe essere la più forte confutazione della teoria di un’interazione fisica con alieni, diventa essa stessa una prova a sostegno. L’assenza di un’astronave precipitata o di un artefatto alieno viene spiegata con l’avanzata tecnologia degli extraterrestri, la loro natura elusiva o persino una cospirazione del silenzio da parte delle autorità religiose e scientifiche. In questo modo, la teoria si auto-immunizza: ogni presunta prova a favore è accettata, mentre ogni assenza di prova o prova contraria viene razionalizzata all’interno della teoria stessa. Una teoria che non può essere falsificata da alcun dato o assenza di dato non è una teoria scientifica; è un sistema di credenze chiuso, un dogma.

3) Studi di caso: un riesame delle “prove” bibliche

Per dimostrare concretamente i difetti metodologici dell’approccio di Barry Downing, è essenziale analizzare alcuni degli esempi chiave che egli porta a sostegno della sua tesi. Confrontando la sua interpretazione basata sugli UFO con l’analisi accademica consolidata (che attinge alla teologia, alla critica storica e agli studi sull’Antico Vicino Oriente), emerge chiaramente come la sua ipotesi sia non solo meno parsimoniosa, ma anche ignara del contesto storico, letterario e teologico dei testi in questione.

3.1 La visione di Ezechiele: trono divino o navicella spaziale?

L’interpretazione del primo capitolo del libro di Ezechiele come la descrizione di un’astronave è un caposaldo della letteratura sugli antichi astronauti, resa popolare da von Däniken e ripresa da Downing. Secondo questa lettura, le complesse immagini di “esseri viventi”, “ruote dentro ruote” e “occhi” sarebbero il tentativo di un uomo “primitivo” di descrivere un veicolo spaziale tecnologicamente avanzato.

L’analisi accademica, tuttavia, colloca la visione di Ezechiele saldamente nel suo contesto storico e religioso: l’esilio babilonese del VI secolo a.C. La visione è una teofania, specificamente una visione della Merkavah, il trono-carro mobile di YHWH. Ogni elemento descritto da Ezechiele ha un profondo significato teologico e trova un parallelo nell’iconografia e nella cosmologia dell’Antico Vicino Oriente.

  • Gli “esseri viventi”: Identificati nel capitolo 10 come cherubini, queste figure ibride (con volti di uomo, leone, bue e aquila) erano comuni nell’arte mesopotamica, assira e babilonese. Creature come i lamassu (tori alati con testa umana) fungevano da guardiani di palazzi e templi, simboleggiando potere e protezione. Le quattro facce possono rappresentare i vertici della creazione animale o, come suggerito da recenti studi, le quattro costellazioni cardinali dello zodiaco babilonese (Toro, Leone, Scorpione e Acquario, rappresentato come un uomo), a simboleggiare il controllo di Dio sul cosmo e sul tempo.
  • Le “ruote dentro ruote” piene di “occhi”: Questa immagine non descrive un meccanismo di atterraggio. Le ruote simboleggiano la mobilità onnipresente di Dio, il cui trono non è confinato nel Tempio di Gerusalemme (all’epoca distrutto), ma può manifestarsi ovunque, anche in terra d’esilio. Gli “occhi” (‘ayin in ebraico) sono interpretati dagli studiosi non come oblò, ma come stelle. La parola ebraica può anche significare “scintillio” o “splendore”, e l’immagine di un cerchio rotante pieno di punti scintillanti è una potente metafora del cielo stellato o dello zodiaco, che rappresenta l’ordine cosmico governato da Dio.
  • Funzione teologica: Lo scopo della visione non è fornire un resoconto tecnico, ma comunicare un messaggio teologico devastante e confortante agli esuli: YHWH non è stato sconfitto insieme a Gerusalemme; la sua gloria è sovrana, mobile e presente anche tra loro in Babilonia. Il linguaggio visivo e uditivo, volutamente travolgente e strano, serve a trasmettere l’ineffabilità e la maestà terrificante della presenza divina.

L’interpretazione di Downing ignora completamente questo ricco substrato culturale e teologico, commettendo un’eclatante eisegesi anacronistica e basandosi sull’argomento dall’ignoranza: poiché l’immagine è strana per un lettore moderno, deve essere un UFO.

3.2 La colonna di nuvola e di fuoco: UFO guida o presenza divina?

Downing suggerisce che la colonna di nuvola di giorno e di fuoco di notte che guidava gli Israeliti nel deserto fosse un UFO di forma cilindrica, simile a un “Tic Tac”, il cui sistema di propulsione sarebbe stato utilizzato per dividere il Mar Rosso. Questa interpretazione riduzionista ignora il profondo simbolismo teologico di questa colonna.

Nella cultura giudaica, la nube e il fuoco sono manifestazioni standard della presenza divina.

  • Simbolo della presenza e della guida di Dio: La colonna è la prova visibile e costante che Dio è con il suo popolo, lo guida e lo protegge nel pericoloso viaggio nel deserto. Non li abbandona mai.
  • Simbolo della santità e della trascendenza di Dio: La nube nasconde la gloria accecante di Dio, che l’uomo non può vedere direttamente, mentre il fuoco simboleggia la sua santità potente e purificatrice. Questi stessi elementi appaiono in altri momenti fondamentali: nel roveto ardente (Esodo 3), sulla cima del Monte Sinai durante il dono della Legge (Esodo 19) e alla dedicazione del Tempio (2 Cronache 7).
  • Interpretazione tipologica cristiana: Nella teologia cristiana, la colonna è vista come una prefigurazione (un “tipo”) di Cristo. Come la colonna, Cristo è la manifestazione visibile di Dio (“chi ha visto me, ha visto il Padre”), la “Luce del Mondo” che guida i credenti e la presenza di Dio in mezzo al suo popolo (lo Spirito Santo).

L’interpretazione di Downing svuota questo simbolo di ogni significato teologico, riducendolo a un mero dispositivo tecnologico. È un esempio lampante di come il suo metodo sacrifichi la profondità testuale e la coerenza biblica sull’altare di una speculazione materialista.

3.3 L’ascensione di Elia: rapimento alieno o successione profetica?

Il racconto dell’ascensione di Elia su un “carro di fuoco” in 2 Re 2 viene interpretato da Downing come un rapimento da parte di un’astronave. Ancora una volta, questa lettura ignora completamente la funzione narrativa e teologica del testo.

Il punto focale del capitolo non è il “come” Elia scompare, ma ciò che la sua scomparsa significa per la continuità del ministero profetico in Israele.

  • La successione profetica: L’intera narrazione è costruita attorno al passaggio di consegne da Elia al suo discepolo, Eliseo. Il viaggio attraverso luoghi significativi della storia di Israele, la richiesta di Eliseo di una “doppia porzione” dello spirito di Elia (un riferimento al diritto di primogenitura) e il passaggio del mantello profetico sono tutti elementi che sottolineano la legittimità di Eliseo come successore di Elia.
  • Lo status unico di Elia: L’ascensione, piuttosto che la morte, conferisce a Elia uno status eccezionale nella tradizione ebraica, simile a quello di Enoc. Egli non muore, ma viene “preso” da Dio. Questo ha portato alla credenza, articolata nel libro di Malachia (4,5-6), che Elia sarebbe tornato prima del giorno del Signore per preparare la via al Messia, una tradizione fondamentale per il Nuovo Testamento nell’identificazione di Giovanni Battista.
  • Complessità testuale: In genere oggi gli studiosi non ritengono che il racconto dell’ascensione di Elia non vuole essere un resoconto letterale di un fatto realmente accaduto, ma una narrazione teologicamente costruita per esaltare la figura del profeta e stabilire la sua eredità.

L’interpretazione UFO decontestualizza completamente il racconto, ignorando il suo scopo primario (la successione) e il suo impatto duraturo sulla teologia ebraica e cristiana.

3.4 La Risurrezione di Gesù: Miracolo Tecnologico?

L’apice della tesi di Downing è forse la sua affermazione più audace: la risurrezione di Gesù sarebbe stata una rianimazione tecnologica effettuata da “angeli/alieni”. Questa affermazione non solo viola il Rasoio di Occam in modo spettacolare, come già discusso, ma dissolve il cuore stesso del messaggio cristiano. Per il Nuovo Testamento e per duemila anni di teologia cristiana, la risurrezione non è un semplice ritorno alla vita biologica; è l’evento escatologico per eccellenza, la vittoria di Dio sulla morte, l’inaugurazione della “nuova creazione” e la base della fede cristiana. Spiegare questo evento con una tecnologia aliena sconosciuta significa sostituire un mistero teologico con una speculazione fantascientifica ancora più complessa e priva di qualsiasi prova, svuotando l’evento di ogni significato.

In ogni caso analizzato, l’approccio di Downing si rivela lo stesso: ignorare il contesto, appiattire la ricchezza simbolica e teologica del testo e imporre una spiegazione anacronistica basata sulla fallacia dell’argomento dall’ignoranza. Le spiegazioni accademiche, al contrario, dimostrano una coerenza interna, un rispetto per il contesto storico-culturale e un potere esplicativo di gran lunga superiori.

4) Il contesto generale della pseudoarcheologia e le sue implicazioni

La tesi di Barry Downing non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un più ampio contesto culturale e intellettuale noto come pseudoarcheologia o “archeologia alternativa”. Per comprendere appieno i difetti del suo lavoro, è utile esaminare le caratteristiche ricorrenti di questo genere, i suoi esponenti più noti e le sue problematiche implicazioni.

4.1 L’eredità di Erich von Däniken: un modello di pseudoscienza

Erich von Däniken, con il suo bestseller mondiale Gli exterrestri tornerrano, è senza dubbio il capostipite del moderno genere degli antichi astronauti. Il suo metodo, che Downing adatta e applica ai testi biblici, è un perfetto esempio dei difetti sistematici della pseudoarcheologia. L’analisi delle confutazioni delle affermazioni di von Däniken da parte della comunità scientifica è istruttiva, poiché rivela uno schema di errori che si ripete costantemente:

  • Travisamento dei dati e affermazioni fattualmente errate: Von Däniken ha affermato che la Colonna di Ferro di Delhi ha più di 4000 anni e non presenta tracce di ruggine, suggerendo un’origine extraterrestre. In realtà, la colonna ha circa 1600 anni, la sua composizione è ben nota e la sua notevole resistenza alla corrosione è spiegata da fattori metallurgici e ambientali. Inoltre, contrariamente a quanto affermato, presenta tracce di ruggine. Allo stesso modo, ha interpretato il coperchio del sarcofago del sovrano Maya Pakal a Palenque come la rappresentazione di un astronauta ai comandi di un razzo, ignorando completamente l’interpretazione consolidata degli studiosi della Civiltà Maya, che vi vedono il re al momento della sua discesa negli inferi, con l’Albero del Mondo che cresce dal suo corpo.
  • Logica fallace e appello all’ignoranza: La logica di von Däniken si basa sul “sembra-un-cosmonauta-a-me”, un’interpretazione soggettiva e anacronistica. Per le statue Moai dell’Isola di Pasqua, questi si appella più volte al fatto che un popolo “primitivo” non poteva disporre della tecnologia per relaizzarle, ignorando deliberatamente le prove archeologiche e le ricostruzioni sperimentali (documentate persino nelle stesse fonti da lui citate, come i lavori di Thor Heyerdahl) che dimostrano come ciò fosse possibile con la tecnologia e l’organizzazione sociale disponibili all’epoca.
  • Mancanza di credenziali e accuse di plagio: Von Däniken non ha alcuna formazione in archeologia o storia ed è stato condannato per frode e appropriazione indebita. È stato anche accusato di aver plagiato idee da autori precedenti senza darne credito.

Sebbene Barry Downing possieda credenziali accademiche superiori, il suo metodo in La Bibbia e i dischi volanti ricade negli stessi schemi: presenta interpretazioni soggettive come fatti, ignora le spiegazioni contestuali e più parsimoniose e costruisce la sua argomentazione sulla fallacia dell’ignoranza. Il caso von Däniken dimostra che questo non è un approccio scientifico alternativo, ma un metodo pseudoscientifico ben definito e screditato.

4.2 Il topos della “civiltà perduta” e le implicazioni etnocentriche

Una delle implicazioni più problematiche e insidiose della teoria degli antichi astronauti è il suo sottotesto etnocentrico e, in alcuni casi, razzista. La teoria suggerisce spesso, in modo più o meno esplicito, che le grandi realizzazioni architettoniche, tecnologiche e culturali delle antiche civiltà non europee – come le piramidi egizie, i templi Maya, le linee di Nazca o le strutture mesopotamiche – non fossero il prodotto dell’ingegno umano di quei popoli, ma il risultato di un intervento esterno da parte di “maestri” extraterrestri.

Questa narrazione sminuisce le capacità e le conquiste delle culture indigene, perpetuando un pregiudizio secondo cui “loro” non avrebbero potuto realizzare tali meraviglie da soli. Come ha notato l’archeologo Kenneth Feder, gran parte della teoria degli antichi astronauti si basa su “ignoranza volontaria e sciovinismo temporale”, ovvero la convinzione arrogante che i popoli antichi fossero incapaci di imprese ingegneristiche complesse. Von Däniken stesso si è spinto fino a speculare se “la razza nera fosse un esperimento fallito e se gli extraterrestri ne avessero mutato il codice genetico con la chirurgia genica per poi programmare una razza bianca o gialla”. Sebbene l’approccio di Downing sia focalizzato sulla tradizione giudeo-cristiana, esso partecipa a questa tendenza più ampia di esternalizzare le fonti della cultura, della spiritualità e dell’ingegno umano, attribuendole a un’influenza aliena invece che riconoscerle come prodotto dell’evoluzione culturale e intellettuale dell’umanità.

Questa tendenza non si limita a un errore intellettuale, ma si inserisce in una più ampia narrazione cospirazionista. I sostenitori della pseudoarcheologia, come von Däniken o Graham Hancock, non si limitano a presentare le loro teorie come alternative. Essi affermano che la comunità accademica tradizionale stia attivamente sopprimendo la verità, nascondendo le prove di civiltà perdute o di contatti alieni per proteggere i propri paradigmi dogmatici. Questa è una mossa retorica classica del pensiero cospirazionista: l’assenza di prove a favore della propria tesi non è vista come un difetto, ma diventa essa stessa una prova della cospirazione. Downing riecheggia questa retorica quando suggerisce che teologi e scienziati “preferirebbero non guardare le prove” perché queste metterebbero in discussione i loro modelli consolidati. Questo approccio mira a isolare i credenti dalla critica degli esperti, trasformando ogni confutazione in una conferma della cospirazione.

Infine, è interessante notare un’inaspettata convergenza metodologica tra la teoria degli antichi astronauti e alcune forme di fondamentalismo biblico. A prima vista, i due approcci sembrano diametralmente opposti: uno è materialista e tecnologico, l’altro è soprannaturalista e teista. Tuttavia, entrambi condividono una caratteristica ermeneutica fondamentale: un approccio iper-letteralista al testo biblico, che lo spoglia del suo contesto storico, letterario e metaforico. Entrambi insistono sul fatto che eventi come l’ascensione di Elia o la visione di Ezechiele debbano essere accaduti fisicamente e letteralmente come descritti. La differenza risiede solo nella causa che propongono: il fondamentalista invoca un intervento divino diretto e letterale, mentre Downing invoca un’astronave. Entrambi rifiutano l’interpretazione simbolica, allegorica o teologica, che è invece il cardine dell’esegesi accademica. In questo senso, la tesi di Downing può essere vista come una sorta di “fondamentalismo materialista”, un punto di incontro tra due visioni del mondo apparentemente ostili, unite da un rifiuto condiviso di un’interpretazione critica e contestualizzata della Scrittura.

Conclusione: il verdetto sulla scientificità de “La Bibbia e i dischi volanti”

Al termine di questa analisi, il verdetto sulla validità scientifica dell’ipotesi presentata da Barry Downing in La Bibbia e i dischi volanti è inequivocabile. Sebbene il libro possa rappresentare una lettura stimolante e un interessante artefatto culturale che riflette le ansie e le fascinazioni della sua epoca, esso appartiene senza alcuna ambiguità al dominio della speculazione pseudoscientifica. Le sue conclusioni non sono supportate da prove valide e il suo metodo è fondamentalmente e irreparabilmente difettoso.

La tesi di Downing fallisce su tre fronti critici e interconnessi:

  1. Fallimento filosofico e metodologico: L’intera costruzione argomentativa di Downing viola i principi fondamentali che definiscono l’impresa scientifica. La sua ipotesi non è falsificabile; al contrario, è strutturata per essere immune a qualsiasi confutazione, una caratteristica distintiva del dogma, non della scienza. Inoltre, essa contravviene palesemente al principio di parsimonia (Rasoio di Occam), moltiplicando enti e assunzioni non necessari (alieni, tecnologia interstellare, motivazioni sconosciute) per spiegare fenomeni per i quali esistono interpretazioni molto più semplici e contestualmente appropriate.
  2. Fallimento logico ed ermeneutico: L’approccio di Downing si basa su una catena di fallacie logiche, la più pervasiva delle quali è l’argomento dall’ignoranza (argumentum ad ignorantiam). Egli utilizza le lacune (reali o, più spesso, presunte) nella nostra comprensione dei testi antichi non come un invito a ulteriori ricerche, ma come una licenza per inserire la sua teoria preconcetta. Il suo metodo interpretativo è un chiaro esempio di eisegesi anacronistica, che proietta categorie e tecnologie del XX secolo su un mondo antico, ignorando sistematicamente il contesto linguistico, culturale e teologico dei testi biblici.
  3. Fallimento evidenziario: Quando le “prove” di Downing vengono esaminate alla luce della ricerca accademica consolidata, esse si dissolvono. Le interpretazioni accademiche di eventi come la visione di Ezechiele, la colonna di fuoco o l’ascensione di Elia sono non solo più parsimoniose, ma anche immensamente più ricche di significato, radicando questi racconti nella complessa trama della storia, della teologia e dell’iconografia dell’Antico Vicino Oriente. Downing ignora o travisa decenni di studi in campi come la teologia, la critica biblica e l’archeologia, che forniscono spiegazioni coerenti e ben supportate per i passaggi che egli reinterpreta.

In definitiva, quindi, La Bibbia e i dischi volanti non offre una nuova luce sui Testamenti, come suggerisce il sottotitolo di alcune edizioni. Al contrario, oscura il loro significato, sostituendo la profondità teologica e la complessità storica con una narrazione fantascientifica superficiale e anacronistica. L’ipotesi di Barry Downing, pertanto, non possiede alcun valore scientifico e rimane un esempio emblematico di come le credenziali accademiche non siano una garanzia contro i fallimenti metodologici quando un’idea preconcetta ha la precedenza sul rigore intellettuale.

Alcuni riferimenti bibliografici

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Posted by Adriano Virgili

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