Introduzione
Nel cuore della cristianità, Piazza San Pietro si apre come un maestoso palcoscenico, un capolavoro di urbanistica e architettura barocca che da secoli accoglie fedeli e visitatori da ogni angolo del mondo. Protagonista indiscusso di questo spazio monumentale è il grandioso colonnato ellittico, progettato e realizzato da Gian Lorenzo Bernini tra il 1656 e il 1667. Questa imponente opera non è solo un capolavoro artistico, ma anche un potente simbolo teologico, l’abbraccio materno della Chiesa che accoglie i suoi figli, un invito universale alla fede e alla riconciliazione. Commissionato da Papa Alessandro VII Chigi, il colonnato del Bernini rappresenta una delle più alte espressioni del barocco romano, un’epoca in cui l’arte si fece strumento di persuasione e di celebrazione della grandezza della Chiesa Cattolica.
Una piazza da ridisegnare: il contesto storico e la visione di Alessandro VII
Prima dell’intervento di Bernini, lo spazio antistante la Basilica di San Pietro era un’area vasta ma disorganica, di forma irregolare e in pendenza, inadeguata al ruolo di centro della cristianità e alla maestosità della nuova basilica, la cui facciata, completata da Carlo Maderno nel 1614, era stata oggetto di critiche per le sue proporzioni e per come nascondeva parzialmente la grandiosa cupola di Michelangelo. La necessità di un intervento che desse ordine, decoro e funzionalità alla piazza era sentita da tempo. Già Sisto V, alla fine del Cinquecento, aveva iniziato a dare un primo ordine allo spazio con l’innalzamento dell’obelisco egiziano al centro della piazza, un’impresa memorabile guidata da Domenico Fontana. Ma fu con l’ascesa al soglio pontificio di Fabio Chigi, con il nome di Alessandro VII (1655-1667), che il progetto di una sistemazione monumentale della piazza prese finalmente corpo.
Papa Chigi era un uomo di grande cultura e sensibilità artistica, e vedeva nella magnificenza di Roma un riflesso della gloria di Dio e della Chiesa. Il suo pontificato fu caratterizzato da un’intensa attività edilizia e urbanistica, volta a trasformare Roma in una capitale moderna e spettacolare, degna del suo ruolo spirituale e politico. Per la sistemazione della piazza vaticana, si rivolse al suo artista di fiducia, Gian Lorenzo Bernini, già protagonista della scena artistica romana sotto i pontificati precedenti, in particolare quello di Urbano VIII Barberini. A Bernini, scultore, architetto e scenografo di straordinario talento, fu affidato il compito di risolvere una serie di complesse sfide urbanistiche e simboliche: creare un accesso monumentale alla basilica, definire uno spazio che potesse contenere grandi folle di fedeli, garantire la visibilità della cupola e delle finestre del Palazzo Apostolico da cui il Papa impartisce la benedizione, e soprattutto, esprimere in forme architettoniche il messaggio universale della Chiesa Cattolica.
Il progetto di Bernini: simbolismo e genialità architettonica
Bernini, dopo aver considerato diverse soluzioni, tra cui una piazza trapezoidale, optò per un disegno audace e innovativo: una grande piazza di forma ellittica, delimitata da due emicicli porticati a quadruplice fila di colonne. La scelta dell’ellisse non fu casuale. Dal punto di vista simbolico, come spiegò lo stesso Bernini, il colonnato doveva rappresentare “le braccia materne della Chiesa che accolgono i cattolici per confermarli nella fede, gli eretici per riunirli alla Chiesa e gli infedeli per illuminarli alla vera fede”. L’ellisse, una forma geometrica dinamica e avvolgente, era perfetta per tradurre in architettura questo concetto di abbraccio universale.
Dal punto di vista urbanistico e scenografico, l’ellisse permetteva a Bernini di correggere la sproporzione della facciata di Maderno e di creare un effetto di sorpresa e meraviglia. Il colonnato, infatti, nasconde parzialmente la vista della basilica a chi si avvicina dalla città, per poi svelarla in tutta la sua imponenza una volta entrati nella piazza. Questo espediente teatrale, tipico del gusto barocco, doveva suscitare nei fedeli un sentimento di stupore e di ammirazione per la grandezza della Chiesa.
Il progetto di Bernini prevedeva anche un “terzo braccio” porticato che avrebbe dovuto chiudere la piazza sul lato opposto alla basilica, creando così uno spazio chiuso e definito, una vera e propria “piazza-teatro”. Questo terzo braccio non fu mai realizzato, e la sua assenza, accentuata dalla demolizione della “Spina di Borgo” e dalla creazione della Via della Conciliazione nel XX secolo, ha profondamente modificato la percezione dello spazio, eliminando l’effetto sorpresa voluto da Bernini e creando un lungo e diretto viale di accesso alla basilica.
Le caratteristiche del colonnato: un’architettura “maschia e semplice”
Per il suo colonnato, Bernini scelse l’ordine dorico, il più semplice e austero degli ordini classici, ma lo reinterpretò in chiave barocca, conferendogli una monumentalità e una potenza straordinarie. La scelta del dorico non era solo estetica, ma anche simbolica: doveva rappresentare la solidità e la forza della Chiesa, in contrapposizione alla delicatezza e alla grazia dell’architettura rinascimentale. Lo stesso Bernini definì la sua opera “maschia, e semplice”.
Il colonnato è composto da 284 colonne e 88 pilastri di travertino, disposti su quattro file. Le colonne, alte circa 16 metri, sono sormontate da capitelli dorici e da una trabeazione sulla quale poggia una balaustra ornata da 140 statue di santi, alte circa 3 metri, realizzate dagli allievi di Bernini. La disposizione delle colonne è studiata con grande maestria per creare effetti prospettici e illusionistici. Avvicinandosi alla piazza, le colonne sembrano sovrapporsi e infittirsi, creando un senso di profondità e di mistero. Una volta entrati nello spazio ellittico, da due punti focali segnati da dischi di porfido sul selciato, le quattro file di colonne si allineano perfettamente, apparendo come un’unica fila, un virtuosismo prospettico che doveva suscitare la meraviglia dello spettatore.
Al centro della piazza, l’obelisco egiziano, innalzato da Sisto V, funge da perno visivo e simbolico dell’intera composizione. Ai lati dell’obelisco, due fontane gemelle, una di Carlo Maderno e l’altra di Carlo Fontana (che riprende il disegno di Maderno), completano l’arredo monumentale della piazza, contribuendo con il loro gioco d’acqua a creare un’atmosfera di grande suggestione.
La costruzione: un cantiere grandioso nel cuore di Roma
La costruzione del colonnato fu un’impresa colossale, che richiese un’organizzazione complessa e un enorme dispendio di risorse. Il cantiere, attivo per oltre un decennio, trasformò il volto della piazza e della zona circostante. Il travertino, materiale scelto per la sua resistenza e per il suo colore caldo e luminoso, fu estratto dalle cave di Tivoli e trasportato a Roma su carri trainati da buoi. La lavorazione delle colonne, dei capitelli e degli altri elementi architettonici fu affidata a centinaia di scalpellini e artigiani, che lavorarono sotto la stretta supervisione di Bernini e dei suoi collaboratori.
Una delle maggiori sfide fu quella di integrare il nuovo progetto con le preesistenze. Bernini dovette tener conto della posizione dell’obelisco e della fontana di Maderno, ma anche dei palazzi circostanti e delle vie di accesso alla piazza. La sua abilità di urbanista si manifesta nella capacità di creare un’opera grandiosa e unitaria, in armonia con il contesto preesistente.
La realizzazione delle 140 statue dei santi che coronano il colonnato fu un’altra impresa notevole, che coinvolse numerosi scultori della cerchia di Bernini. Ogni statua fu progettata per essere vista dal basso e da lontano, con un’attenzione particolare agli effetti di chiaroscuro e alla resa monumentale delle figure.
Il colonnato oggi: un’icona universale
A distanza di oltre tre secoli e mezzo dalla sua realizzazione, il colonnato di Bernini non ha perso nulla della sua potenza e del suo fascino. Continua ad essere il cuore pulsante della vita religiosa e cerimoniale della Chiesa Cattolica, il luogo in cui si radunano folle immense per le udienze papali, le beatificazioni, le canonizzazioni e le grandi celebrazioni liturgiche. Ma è anche una delle mete più amate dai turisti di tutto il mondo, un’icona universale di Roma e della sua storia millenaria.
La sua bellezza e la sua maestosità continuano a ispirare artisti, architetti e visitatori. La perfezione delle sue forme, la genialità delle sue soluzioni urbanistiche, la profondità del suo messaggio simbolico ne fanno un capolavoro assoluto, un’opera che trascende il suo tempo per parlare un linguaggio universale.
Conclusione
Il colonnato di Piazza San Pietro è molto più di una semplice opera architettonica. È la materializzazione di una visione, quella di una Chiesa trionfante e misericordiosa, che apre le sue braccia per accogliere l’umanità intera. Gian Lorenzo Bernini, con la sua straordinaria sensibilità artistica e la sua profonda fede, seppe tradurre in forme monumentali e spettacolari il messaggio del barocco cattolico, creando un’opera che ancora oggi, con la sua grandiosità e la sua bellezza, continua a suscitare emozione e meraviglia. Camminare in Piazza San Pietro, sentirsi avvolti dall’abbraccio del colonnato, è un’esperienza unica, un dialogo silenzioso con la storia, l’arte e la spiritualità, un incontro con il genio di uno dei più grandi maestri di tutti i tempi e con il cuore pulsante della cristianità.