Una storia di YHWH: traduzione culturale e ricezione sovversiva nella storia israelitica. Un’analisi del volume di Shawn W. Flynn

Una storia di YHWH: traduzione culturale e ricezione sovversiva nella storia israelitica. Un’analisi del volume di Shawn W. Flynn

Tracciare una narrazione delle trasformazioni di YHWH

Nel panorama degli studi biblici e storico-religiosi, l’indagine sulle origini e l’evoluzione della divinità israelitica, YHWH, rappresenta un campo di ricerca perennemente fertile e dibattuto. In questo contesto si inserisce il volume di Shawn W. Flynn, A Story of YHWH: Cultural Translation and Subversive Reception in Israelite History (Routledge, 2020), un’opera che si propone di tracciare una narrazione diacronica dello yahwismo dall’Età del Ferro fino al periodo persiano. L’autore, professore associato di Bibbia Ebraica presso il St. Joseph’s College dell’Università di Alberta, si colloca nel solco di studi fondamentali come Yahweh and the Gods and Goddesses of Canaan di John Day e L’invenzione di Dio di Thomas Römer, ma ambisce a offrire una prospettiva metodologica distintiva. Continue reading →

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Paolo ritrovato: l’ebraicità radicale e la salvezza inclusiva in “Paolo di Tarso, un ebreo del suo tempo” di Boccaccini e Mariotti

Paolo ritrovato: l’ebraicità radicale e la salvezza inclusiva in “Paolo di Tarso, un ebreo del suo tempo” di Boccaccini e Mariotti

Un’opera-ponte nel panorama degli studi paolini

Nel campo vasto e spesso conteso degli studi paolini, emergono periodicamente opere capaci non solo di presentare tesi innovative, ma anche di sintetizzare decenni di ricerca, rendendoli accessibili a un pubblico più vasto e segnando un punto di non ritorno nel dibattito. Paolo di Tarso, un ebreo del suo tempo, il volume scritto a quattro mani da Gabriele Boccaccini e Giulio Mariotti ed edito dall’editore Carrocci di Roma nel 2025, si colloca a pieno titolo in questa categoria. L’opera si presenta come un contributo fondamentale, un vero e proprio ponte tra le più recenti e rivoluzionarie prospettive accademiche internazionali e il panorama degli studi italiani, spesso più cauto nell’accogliere i mutamenti di paradigma (p. 30). La collaborazione stessa tra Boccaccini, studioso di fama mondiale del giudaismo del Secondo Tempio e fondatore dell’Enoch Seminar, e Mariotti, giovane e brillante ricercatore, simboleggia una continuità e una vitalità intellettuale che attraversa le generazioni, portando a compimento un percorso di ricerca frutto di anni di impegno ed entusiasmo (p. 35). Continue reading →

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L’invenzione, la memoria e il popolo: una recensione critica de “L’invenzione del popolo ebraico” di Shlomo Sand

L’invenzione, la memoria e il popolo: una recensione critica de “L’invenzione del popolo ebraico” di Shlomo Sand

Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, traduzione di Elisa Carandina, Rizzoli, Milano, 2010 (Riedito da Mimesis nel 2024)

Lo storico come iconoclasta

Pochi saggi storici recenti hanno generato un dibattito tanto acceso e polarizzato quanto L’invenzione del popolo ebraico di Shlomo Sand. Pubblicato originariamente in ebraico nel 2008, il volume si è rapidamente imposto all’attenzione internazionale, venendo acclamato da storici di fama come Eric Hobsbawm e Tony Judt come un’opera fondamentale e coraggiosa, e al contempo denunciato da numerosi accademici come un pamphlet politicamente motivato e storicamente inaccurato. Il libro si presenta come un atto di iconoclastia intellettuale, il cui scopo dichiarato è smantellare sistematicamente quelli che Sand considera i miti fondativi del nazionalismo ebraico e, di conseguenza, le basi ideologiche su cui poggia lo Stato d’Israele. Continue reading →

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Un’audace rilettura del passato: analisi critica di “The Letters of Paul in their Roman Literary Context” di Nina E. Livesey

Un’audace rilettura del passato: analisi critica di “The Letters of Paul in their Roman Literary Context” di Nina E. Livesey

Una sfida radicale a un consenso consolidato

Il volume di Nina E. Livesey, The Letters of Paul in their Roman Literary Context, Cambridge University Press, 2024 si propone come un’opera di rottura, destinata a interrogare le fondamenta degli studi paolini. La sua tesi centrale è tanto diretta quanto radicale: le sette lettere universalmente riconosciute come autentiche di Paolo di Tarso (Romani, 1-2 Corinzi, Galati, Filippesi, 1 Tessalonicesi e Filemone) non sarebbero altro che opere pseudonime, composte non nel I secolo, ma alla metà del II, all’interno della scuola romana di Marcione. Con questa affermazione, Livesey non suggerisce una semplice revisione, ma un completo ripensamento di quasi due secoli di consenso accademico. Continue reading →

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Una lezione di metodo: recensione de “La prospettiva storico-religiosa” di Dario Sabbatucci

Una lezione di metodo: recensione de “La prospettiva storico-religiosa” di Dario Sabbatucci

La necessità di una prospettiva storica nello studio delle religioni

L’opera di Dario Sabbatucci, La prospettiva storico-religiosa, pubblicata in prima edizione a Milano da Il Saggiatore nel 1990 e in seconda edizione a Roma dalle Edizioni SEAM nel 2000, si presenta al lettore non come un semplice manuale, ma come un saggio programmatico e una rigorosa lezione di metodo. Fin dalle prime pagine, il volume sfida le categorie concettuali più radicate, invitando a una riconsiderazione critica delle fondamenta stesse su cui poggia lo studio delle religioni. Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: non si tratta di un compendio di nozioni sulle religioni del mondo, ma di un’opera che mira a forgiare lo sguardo dello studioso, a insegnare un modo di osservare i fenomeni culturali. Continue reading →

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Recensione di “What Did Jesus Look Like?” di Joan E. Taylor

Recensione di “What Did Jesus Look Like?” di Joan E. Taylor

  • Titolo completo: What Did Jesus Look Like?
  • Autrice: Joan E. Taylor
  • Editore: T&T Clark (marchio di Bloomsbury Publishing)
  • Data di pubblicazione: 22 Febbraio 2018
  • Lingua: Inglese
  • ISBN-13: 978-0567671702

Nel suo affascinante e meticoloso volume, What Did Jesus Look Like? (Che aspetto aveva Gesù?), la storica Joan E. Taylor, professoressa al King’s College di Londra, affronta una delle domande più intriganti e apparentemente irrisolvibili della storia occidentale. Il volto di Gesù è forse il più riprodotto e riconosciuto nella storia dell’arte, un’icona universale che appare su ogni tipo di supporto, dalle tele dei grandi maestri agli oggetti della cultura popolare. Eppure, come Taylor sottolinea fin dalle prime pagine, questa onnipresenza visiva poggia su un paradosso fondamentale: il Nuovo Testamento, la fonte primaria sulla sua vita e il suo messaggio, non offre alcuna descrizione del suo aspetto fisico (p. 1). Non una parola sul colore dei suoi occhi o dei suoi capelli, sulla sua statura o sui suoi lineamenti. Questo silenzio è ancora più sorprendente se si considera il contesto letterario dell’epoca. I vangeli, per molti aspetti, rientrano nel genere della biografia antica (bios), un genere in cui la descrizione fisica del protagonista era spesso un elemento fondamentale. Per gli antichi, la fisiognomica – la disciplina che pretendeva di dedurre il carattere interiore dai tratti esteriori – era considerata una scienza valida (p. 10). Descrivere l’aspetto di un imperatore o di un filosofo non era un mero vezzo estetico, ma un modo per comunicarne la grandezza, il carisma o la saggezza. Il fatto che i vangeli omettano completamente questo aspetto per la loro figura centrale è, quindi, una scelta deliberata e significativa. Il libro di Taylor è un’indagine avvincente, quasi poliziesca, che si propone di colmare questo vuoto, non inventando risposte, ma setacciando duemila anni di arte, leggende, testi apocrifi, reliquie e, infine, le più recenti scoperte archeologiche per tentare di ricostruire un’immagine del Gesù storico che sia il più fedele possibile alla realtà del suo tempo e del suo luogo: un ebreo della Palestina del I secolo. Continue reading →

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